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31 dicembre 2020 in Storie

S. Sereni e R. Pileri | La Famiglia, “piccola Chiesa Domestica”

di
Stefano Sereni e Rita Pileri
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L’espressione Famiglia, come “piccola Chiesa Domestica”, è presente già nella costituzione conciliare Lumen Gentium, per significare i rapporti profondi e consolidati tra la Chiesa, formata e fondata su Cristo, e la Famiglia, fondata sul Sacramento del matrimonio.

La Chiesa italiana, già nell’immediato periodo successivo al Concilio Vaticano II, ha individuato nella famiglia, un’azione pastorale importante e ben definita, utile a focalizzare la propria identità come un soggetto “ecclesiale e pastorale” oltre che “sociale”. Più precisamente un’identità fondata e sviluppata sul Sacramento del matrimonio, che abilita ed impegna gli sposi a svolgere una loro specifica missione nella Chiesa e nel mondo.

Le famiglie diventano perciò una fondamentale ed importante realtà nel percorso ordinario di fede.

Gli aspetti importanti che contraddistinguono le famiglie sono: l’innata forza educatrice che il ruolo di genitori obbliga ad assumere; l’unione Sacramentale che incoraggia ad essere una “sola cosa”; la presenza costante e giornaliera negli ambienti tipici della società odierna, che si arricchisce di esempi e testimonianze reali.

Di seguito, consegniamo una piccola intervista rilasciata dai coniugi Rita Pilieri e Stefano Sereni, già Responsabili Nazionali dell’Area Famiglia e Vita dell’Azione Cattolica Italiana.

 

Nella tensione continua volta a coniugare l’identità della famiglia all’interno dell’attuale tessuto sociale ad una concreta ricerca del bene comune, quali sono, oggi, i principi che ispirano le politiche familiari sul piano nazionale? La famiglia risulta essere un soggetto costituente un reale capitale sociale o viene ancora percepita come insieme di individui dalle differenti esigenze?

 

Si riscontra in Italia una evidente carenza di seri principi che ispirano le politiche familiari. Il piano nazionale per la famiglia del 2012 ha tentato di rendere organico un quadro di sostegno alla famiglia. Esso, però, conteneva una pecca rilevante, in quanto non prevedeva risorse per realizzare tali politiche; tutto è quindi rimasto soltanto a livello di enunciazione di principi. Ma di soli principi non si vive. Troppo spesso viene fatta passare come misura a sostegno alle famiglie un’azione che invece cerca di combattere la povertà, come ad esempio il bonus di 80 euro del governo Renzi che non tiene conto del reddito familiare. Non possiamo parlare di principi ispiratori in queste azioni, ma solo di interventi che a volte consentono alle famiglie di vivere un po’ meglio, o meno peggio. Tutto ciò, però, non per una precisa scelta ma perché, da singoli cittadini, si è rientrati tra coloro che beneficeranno dell’iniziativa, riversando così tale il frutto 2 dell’intervento nella famiglia.

Il soggetto famiglia non ci sembra sia percepito dalla politica come un vero capitale sociale. Ci sentiamo invece di dire che le persone hanno ancora la certezza di poter contare sulla famiglia per migliorare la propria qualità di vita. Essa, dunque, è ancora un enorme capitale sociale, riconosciuto però solo dalla gente.

 

Come le normative e le riforme in materia potrebbero aiutare e sostenere la famiglia nell’attuale situazione sociale.

 

Iniziamo con il fare una distinzione tra i vari nuclei familiari. Dobbiamo in primo luogo dare la precedenza a quei nuclei che si assumono l’onere di crescere, far studiare, educare, sostenere i figli. Si sostiene la famiglia se prima di tutto sosteniamo i nuclei con figli e, all’interno di questi, quelli che ne hanno in numero maggiore. Esistono già diverse ipotesi, quali il quoziente familiare, tariffe proporzionate al numero dei componenti della famiglia, una riforma dell’ISEE spinta in senso più familiare, l’armonizzazione dei tempi lavoro-famiglia, un sostegno vero a chi si prende cura di un disabile. Ci sono poi anche esperimenti interessanti e diverse buone prassi. Si tratta però di pochissime realtà, frutto della sensibilità di qualche isolato amministratore. Molte sono le idee; c’è però bisogno di fondi che non è facile reperire. Occorrerà fare scelte che risulteranno forse impopolari e rischiano di scontentare alcuni. Ma per fare questo serve un coraggio che non ci sembra di scorgere nelle attuali classi dirigenti.

 

Quale contributo reale può dare la “Famiglia Cristiana” alle dinamiche della vita parrocchiale di oggi? In che misura può realmente essere ancora oggi definita come “piccola Chiesa Domestica”?

 

La famiglia è fondamentale per tenere agganciata la parrocchia alla realtà. Pensando a questa interazione ci riferiamo soprattutto alle famiglie più giovani, che hanno poco tempo a disposizione. Questo ci obbliga ad andare all’essenziale, a eliminare ciò che non aiuta a crescere. Perciò, poche cose, ma di qualità alta. La Chiesa è il luogo di tutti, in cui le generazioni devono relazionarsi e capirsi. Le famiglie favoriscono questa coabitazione in parrocchia facendo da ponte tra le generazioni, aiutando le parti a capirsi grazie a un allenamento quotidiano. La definizione di piccola Chiesa Domestica ha mantenuto inalterato il suo valore e la trasmissione della fede in famiglia produce ancora frutti abbondanti. Certo, esiste il problema del numero sempre minore di adulti che frequentano le nostre parrocchie. I problemi iniziano soprattutto quando allarghiamo l’orizzonte. Le nostre famiglie non intercettano più i giovani, se non quelli del proprio nucleo familiare. La loro chiusura, frutto della cultura di questo tempo, anche se tra quelle cattoliche è forse minore, non permette di essere indicativi per gli amici dei propri figli o per altri giovani.

Permetteteci di indicare una priorità. Come comunità ecclesiale abbiamo il dovere di sostenere il discernimento degli adulti, soprattutto di quelli inseriti in famiglie impegnate nel compito educativo, perché questi tempi non sono più difficili di quelli passati, ma sono molto più complessi e veloci. Troppo spesso ciò che abbiamo imparato dai nostri genitori non possiamo utilizzarlo per un contesto culturale fondamentalmente diverso. Dobbiamo impegnarci sempre di più nell’esercizio del discernimento spirituale per capire cosa avrebbe fatto Gesù, cosa penserebbe dello smartphone, di Facebook, della vacanza di nostro figlio con la fidanzata…