Volontariato in trasformazione: nuovi modelli e coinvolgimento giovanile
Volontariato in trasformazione: nuovi modelli e coinvolgimento giovanile

Il volontariato in Italia sta attraversando una fase di trasformazione profonda. Negli ultimi sei anni, il numero di volontari è diminuito di 900.000 unità, passando da 5,5 milioni nel 2015 a 4,6 milioni nel 2021. Allo stesso tempo, nei soli enti iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, i volontari attivi sono circa 2,8 milioni. Ma questi numeri non raccontano tutto: più che un declino, stiamo assistendo a un cambiamento radicale nell’idea stessa di volontariato.
Un segnale di questa trasformazione è il boom della partecipazione occasionale o informale: oggi il 57,5% dei volontari agisce in modo non continuativo. Questo mette sotto pressione gli enti tradizionali, abituati a una partecipazione stabile e continuativa. La sfida più grande, però, è il coinvolgimento delle nuove generazioni. Dai 14 ai 34 anni, il calo dei giovani volontari è significativo, e molti enti percepiscono questo trend come una minaccia per la propria missione e il dialogo intergenerazionale. Secondo la nostra indagine, quasi il 50% degli enti del Terzo Settore ritiene difficoltoso reclutare e trattenere giovani. Inoltre, la struttura organizzativa tradizionale del Terzo Settore non riesce sempre a tenere il passo con le nuove forme di partecipazione, come dimostrano i recenti eventi: dalle mobilitazioni durante l’alluvione in Emilia Romagna del 2023 al supporto durante l’emergenza Covid-19. Ciò conferma che la voglia di solidarietà c’è, ma non trova spesso spazio nelle modalità classiche di volontariato.
Oggi è fondamentale ripensare le modalità di coinvolgimento, accogliendo il volontariato “liquido” e sperimentando modelli più flessibili. Immaginiamo nuclei stabili di volontari attorno ai quali ruotano partecipanti occasionali, con progetti aperti e connessi grazie alle reti digitali. Le nuove generazioni cercano esperienze a impatto immediato, legate a temi come la sostenibilità, i diritti umani e la giustizia sociale. Ma per avvicinare i giovani è cruciale parlare la loro lingua: l’uso del digitale e dei social media deve diventare parte integrante del Terzo Settore. Solo modernizzando la narrazione e aprendo le porte alle culture contemporanee, il Terzo Settore potrà costruire un futuro inclusivo, in grado di attrarre e valorizzare il potenziale di tutti, giovani inclusi.