15 novembre 2022 in Efficacia - Storie

Segni nel Tempo | Incontro Nazionale del Settore Giovani di AC

di
Emanuela Gitto e Lorenzo Zaedi
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Emanuela e Lorenzo Vice Presidenti Giovani di Azione Cattolica ci raccontano il settore Giovani di AC e la loro ultima esperienza dell’iniziativa nazionale “Segni nel Tempo”

Ripartire dalle Parrocchie come Chiesa tra le case, per lasciare il proprio segno in questo tempo: muove da qui l’incontro nazionale dei responsabili parrocchiali del settore Giovani di Ac, che si è celebrato a Roma dal 28 al 30 ottobre scorso. Il 29 ottobre circa 2.000 giovani educatori e animatori provenienti da tutte le diocesi italiane, hanno incontrato in udienza privata Papa Francesco che ha esortato i giovani presenti a sconfiggere il cancro del menefreghismo con il motto “mi interessa” e non “me ne frego”. Ne parliamo Emanuela Gitto e Lorenzo Zardi Vice Presidenti Nazionali del Settore Giovani di Azione Cattolica. 

 

1. L’Azione Cattolica Italiana nasce sotto l’impulso di due giovani, Mario Fani e Giovanni Acquaderni che grazie al motto “Preghiera, Azione e Sacrificio” fondano il primo nucleo della “Società della Gioventù Cattolica Italiana. Quanto sono validi ancora oggi queste tre parole per i giovani soci dell’AC?

Lo sono moltissimo. Anche se, leggendole o ascoltandole, può sembrare il contrario, preghiera, azione e sacrificio fanno parte della quotidianità dei giovani di AC. Se andiamo oltre il motto - evidentemente figlio di un modo di parlare diverso da oggi - sono tre azioni che vengono incarnate in tutti i giovani educatori, i giovani impegnati nel sociale per la propria città o per il proprio quartiere e nella politica. Il servizio, in AC, entra nel DNA e presto si impara che servire ha poco a che fare con il volontariato. Il volontariato, infatti, puoi scegliere quando farlo e puoi decidere quando non farlo. Ma se un giovanissimo ti scrive e ti dice che vuole lasciare la scuola, tu non puoi scegliere di essere suo educatore solo durante l’incontro settimanale: prendi il telefono e lo chiami; prendi la macchina e ti rendi disponibile a parlarne insieme. 

Servire ha a che fare con la preghiera, perché «non si può amare e servire l’uomo se non si ama e si serve Dio», scriveva Carlo Carretto. Ed è vero, perché per amare e servire l’uomo il filantropismo non basta. Servire ha a che fare con l’Azione perché per servire occorre farsi prossimi: la prossimità prevede i verbi che hanno a che fare con il moto. E servire ha a che fare con il sacrificio perché occorre fare la cosa più difficile: mettere da parte l’io per riuscire a vedere negli altri il volto di Dio. 

 

2. Come è composto il Settore giovani oggi e a quali impegni sono maggiormente chiamati i giovani soci dell’AC?

Il Settore giovani oggi articola le sue proposte pensandole per due fasce d’età: i giovanissimi cioè la fascia d’età che comprende l’adolescenza, l’età delle scuole superiori (dai 15 ai 18 anni) e i giovani, cioè la fascia d’età che va dai 19 ai 30 anni. Il Settore giovani, con i suoi 42.381 soci aderenti (Bilancio di sostenibilità 2022 - riferimento ai dati 2021), rappresenta il 21,2% dell’intera associazione.  

Come tutta l’Azione Cattolica anche il Settore propone cammini formativi ordinari, svolti nelle comunità̀ parrocchiali e territoriali, che hanno come meta la vetta alta della santità̀.  

Tra i tanti impegni, provo ad individuarne tre. Sicuramente oggi, come giovani di AC, ci sentiamo chiamati e ci impegniamo per mettere in campo, a partire dalle nostre realtà locali, sforzi creativi per salvaguardare la pace, sentendoci enormemente tristi per i nostri coetanei russi e ucraini che - su entrambi i fronti - sono costretti a imbracciare fucili e a lanciare bombe.  

Siamo impegnati ad accompagnare la vita dei giovani di oggi, sicuramente più dinamica di un tempo, cercando di far sperimentare la maternità della Chiesa e dell’associazione nella mobilità della vita. 

E infine ci sentiamo chiamati ad un lavoro per costruire comunità più fraterne, aperte a tutti, in cui è possibile sperimentare la ricchezza dell’intergenerazionalità e in cui ciascuno si sente accolto per quello che è. 

 

3. Segni del tempo è stata l’ultima iniziativa organizzata dal Settore che ha visto migliaia di giovani incontrare il Santo Padre, partecipare a Convegni tematici e a fare festa. Ci raccontate cosa vi ha spinto a realizzare questo evento e come si sono svolte le tre giornate?  

Segni del Tempo lo abbiamo iniziato a sognare, in un tempo in cui ancora incontri con tante persone non erano possibili. Ma lo abbiamo iniziato a sognare proprio perché, per noi come per migliaia di responsabili (l’AC è presente in 5.000 parrocchie o unità pastorali per tutta Italia) il servizio è iniziato in un tempo strano e inimmaginabile. 

La pandemia ha disordinato il nostro ordine perfetto, i nostri piani, i nostri programmi. Ci siamo accorti, però, che mentre nel marzo del 2020 l’Italia si chiudeva, le nostre associazioni parrocchiali aprivano: aprivano gruppi su Zoom, aprivano la preghiera su Meet, aprivano reti di servizio per sostenere, incoraggiare e servire i nostri territori. 

Terminata la pandemia, allora, abbiamo deciso che proprio dalla Parrocchia occorreva ripartire: per ringraziarla per non aver mai tradito sé stessa e aver continuato a essere vera esperienza di Chiesa tra le case, nei nostri quartieri e nelle nostre città! 

Così è nato Segni del Tempo, un incontro nazionale che ha visto la presenza a Roma di oltre 2000 giovani responsabili, parrocchiali e diocesani, che per giorni di preghiera, formazione e festa. Abbiamo incontrato il papa, ci siamo confrontati in 10 convegni tematici sugli ambienti che abitano i giovani di oggi. Siamo stati davvero sparsi per Roma: non ci siamo rinchiusi in un salone convegni, l’abbiamo girata davvero tutta: abbiamo abitato 13 alberghi, discusso in 10 plenarie tematiche, preso metropolitane, treni, autobus, pregato in 5 chiese, riempito di entusiasmo la Domus Mariae. Ci siamo incontrati senza mai dirci, nemmeno una volta, le fatiche che abbiamo, le difficoltà che incontriamo. Lo abbiamo fatto perché avevamo la necessità di riscoprire che fare l’Azione Cattolica non solo è possibile ma è necessario. Ed è necessario farla con tutti, con tutte le realtà che abitano il nostro territorio, là dove siamo! 

È stato un incontro preparato insieme a 14 commissioni che hanno coinvolto 126 giovani da Bolzano ad Agrigento che per 9 mesi, online e in presenza ha costruito pezzo dopo pezzo questo incontro che ha riempito di gioia l’Italia intera!!  

 

4. “Vi dico subito che apprezzo molto il fatto che a voi sta a cuore la Parrocchia: la radice è nella Parrocchia” Con queste parole Papa Francesco ha esortato i giovani presenti ad imparare lo stile del “mi interessa” che si impara proprio alla “scuola” della Parrocchia. Che valore ha oggi la Parrocchia per i giovani di Ac e in che maniera contribuiscono alla crescita della Chiesa e della Società di oggi partendo proprio dalle singole realtà parrocchiali?

Ce lo ha detto sempre papa Francesco, la Parrocchia “È l’ambiente dove abbiamo imparato ad ascoltare il Vangelo, a conoscere il Signore Gesù, ad offrire un servizio con gratuità, a pregare in comunità, a condividere progetti e iniziative, a sentirci parte del popolo santo di Dio…”.1 Allora, alla nostra Parrocchia dobbiamo tutto, ma la nostra Parrocchia non è un muro, non è un confine, ci aiuta ad allargare l’orizzonte del nostro impegno, l’orizzonte delle nostre delle nostre passioni. 

La Parrocchia è ancora oggi l’esperienza di Chiesa che incrocia la vita delle persone, fisicamente e interiormente nella misura in cui sa farsi carico delle ansie e paure delle persone, se sa con loro festeggiare, se riesce a essere presenza credibile nella quotidianità. 

La Parrocchia è un’esperienza di comunità che non si fa solamente dentro le mura della Parrocchia. La grande capillarità dell’esperienza parrocchiale, quindi, può essere sfruttata per essere non soltanto radicati territorialmente ma anche radicali nelle relazioni.  

 

5. Ritornando al titolo dell’iniziativa Segni del tempo, che tempo vivono oggi i giovani e in che maniera possono lasciare davvero un segno nella Chiesa e negli ambienti che quotidianamente vivono?

Il tempo in cui viviamo è certamente un tempo di grandi sfide e trasformazioni. Non possiamo negare che il tempo della pandemia abbia lasciato un segno forte nelle nostre vite: pensiamo semplicemente alla separazione e alle distanze cui siamo stati costretti in questi anni, che abbiamo ricordato in precedenza. Le conseguenze sono le cicatrici che ancora ci portiamo dietro, soprattutto sul piano sociale e della dimensione comunitaria.

Eppure, le ferite di questo tempo le vogliamo trasformare in segni positivi nel nostro tempo. Questo specialmente a partire dall’abitare il territorio come luogo dell’impegno e del servizio, luogo in cui ci possiamo spendere per gli altri e con gli altri. Crediamo che in tutti gli ambienti di vita dove viviamo quotidianamente (pensiamo agli ambiti del lavoro e dello studio, dell’impegno nella città ma anche al tempo libero) possiamo promuovere un nuovo stile di partecipazione dal basso, attento alla cura delle persone, a partire dai bisogni e dai sogni che, come giovani, facciamo nostri e che appartengono alla nostra generazione. Essere Segni del Tempo vuol dire anche assumere la consapevolezza che solo un approccio di comunità possa essere capace di rimettere in piedi la nostra società ferita. E in questo senso pensiamo sia indispensabile tessere nuove alleanze con altre realtà presenti sul territorio; è qualcosa che già da anni l’AC porta avanti a livello nazionale; ed è uno stile che vogliamo fare nostro anche come giovani di AC. Questo vale sia per la società che per la Chiesa tutta: ci sembra la maniera più bella per rendere concreto lo stile della sinodalità con cui la Chiesa sta camminando. 

 

6. L’Azione Cattolica punta molto sulla formazione e sulla responsabilità, come e in quale maniera i giovani di Azione Cattolica nutrono la loro formazione personale e di gruppo? Cosa prevede l’Associazione per la formazione dei formatori? Sono previsti corsi formativi per Responsabili Associativi o Educatori che si assumono la responsabilità di gestire i gruppi associativi a loro affidati?

Sono 5 milioni le ore donate all’anno dagli oltre 38.000 responsabili associativi, e oltre 7 milioni quelle donate dai 40.000 educatori e animatori di AC su tutto il territorio nazionale. Questi numeri - contenuti nel Bilancio di Sostenibilità dell’AC 20222 - ci danno un’idea del valore che la formazione e il servizio rappresentano per l’associazione a tutti i suoi livelli, e dell’impatto che essa produce sulla vita delle persone. La formazione - personale e di gruppo - è al cuore della proposta dell’Azione Cattolica italiana. Scommettere sulla formazione è il nostro modo di prenderci cura delle persone. E affinché questo possa generare un’esperienza di vita e di fede significativa, è necessario che gli educatori e i responsabili associativi siano adeguatamente formati per rispondere ai bisogni del gruppo. Per questo motivo, a livello parrocchiale, diocesano e nazionale l’associazione promuove degli appuntamenti di formazione per i responsabili e per gli educatori, sui temi sui quali si sente maggiore urgenza di confrontarsi e formarsi, ma anche sul metodo della formazione. Pensiamo ai moduli formativi organizzati ogni anno a livello nazionale per i responsabili del Settore giovani e del Settore adulti, ai Convegni per gli educatori dell’ACR, alla Scuola di Formazione per Studenti del Movimento studenti di Azione Cattolica… La varietà della proposta degli appuntamenti è pensata anche perché ci sia un effetto a cascata positivo sui territori: chi partecipa agli appuntamenti nazionali torna a casa con la voglia di mettere in circolo il confronto e la riflessione anche a livello diocesano e parrocchiale. Questo genera per l’associazione un valore perché ci aiuta a pensare a degli itinerari formativi sempre più significativi per ragazzi, giovani e adulti su tutto il territorio nazionale.  

 

7. Giovani e sostenibilità: in che maniera l’entusiasmo e la passione associativa che da sempre impegna l’Azione Cattolica su tematiche di carattere sociale, ambientale, culturale, possono contribuire alla creazione di una società sempre più sostenibile, equa e misura d’uomo? 

Sostenibilità fa rima con futuro! E il futuro lo vogliamo costruire a partire da un presente di cura per le persone. Proprio per questo i temi che ci aiutano a creare una società più sostenibile, equa e a misura d’uomo sono tutti quelli che riguardano l’umanità di oggi. Facciamo nostre le parole che aprono la Gaudium et Spes, dove leggiamo che “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. [...] Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”3. Ci piace pensare che la solidarietà con le sfide e i bisogni degli uomini di oggi sia la chiave per pensare a un mondo sempre più sostenibile. Questa attenzione passa anche attraverso delle iniziative specifiche: ci pare utile menzionare il nostro impegno nei percorsi di Economy of Francesco e della Laudato sii perché crediamo sia possibile costruire un mondo in cui la disuguaglianza non è ammessa, in cui l’economia serve a dar da mangiare alle persone, non ad affamarle, in cui il creato che ci è donato è salvaguardato e tramandato in eredità a chi verrà dopo di noi, non sfruttato e distrutto! Questo inevitabilmente non può prescindere dalle risorse a disposizione. Negli Orientamenti che l’AC si è data per il triennio in corso abbiamo scritto che per noi “Ripensare la vita associativa in un tempo di grande cambiamento implica una rinnovata capacità di rapportarsi con le sue risorse. La prima risorsa dell’associazione sono le persone”. Per questo investire sulla formazione e sulla corresponsabilità di tutti i soci è centrale, e può aiutarci a generare valore per la Chiesa e per il Paese, anche attraverso la passione associativa che ci caratterizza. È quello che da qualche anno proviamo a raccontare attraverso il nostro Bilancio di Sostenibilità, in cui sono contenuti numeri, volti, esperienze di un’associazione che da sempre ha a cuore il futuro