10 luglio 2025 in Gestione del rischio

La percezione del rischio nel Terzo Settore: continuità, reputazione e responsabilità civile

di
Carlo Peretti
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Rapporto Terzo Settore 2024 di Generali Italia in pillole

I rischi per il Terzo Settore rappresentano una sfida complessa, con implicazioni per la continuità e la sostenibilità delle organizzazioni. L’ indagine ha permesso di analizzare in dettaglio i tipi di rischi percepiti dagli enti, identificando le minacce principali e gli strumenti per gestirle
Ma quali sono questi rischi e come vengono affrontati?
La preoccupazione maggiore riguarda i cosiddetti rischi “soft”, difficilmente codificati e solo parzialmente trasferibili. Al primo posto troviamo il rischio di continuità dell’ente e della sua missione, una minaccia strettamente legata ai cambiamenti generazionali, alla governance e all’evoluzione normativa. Subito dopo si collocano i rischi reputazionali e di immagine, che pur non avendo una definizione giuridica chiara possono influire gravemente sul funzionamento operativo e persino sull’esistenza stessa dell’ente.
Tra i rischi più concreti e assicurabili, i più sentiti sono quelli legati alla responsabilità civile: garantire la tutela dell’ente da danni a terzi, eventuali azioni legali o rischi che coinvolgono dipendenti e volontari, soprattutto in contesti dove le competenze richieste non sempre sono pienamente sviluppate.
I rischi per la sicurezza delle persone occupano una posizione intermedia nella classifica delle preoccupazioni. È interessante notare come alcune tipologie di rischio, come quelli ambientali o patrimoniali, siano percepiti come meno rilevanti: i primi riguardano eventi catastrofali come alluvioni o terremoti, mentre i secondi si riferiscono ai beni immobili dell’organizzazione.

 

La percezione dei rischi varia a seconda della tipologia di ente e di attività svolta. Ad esempio, le organizzazioni di volontariato e i servizi di assistenza sociale e istruzione sono particolarmente sensibili ai rischi di responsabilità civile. Le associazioni sportive dilettantistiche pongono invece un’attenzione maggiore alla sicurezza fisica delle persone coinvolte, mentre i rischi patrimoniali tendono a essere percepiti più dalle imprese sociali e dalle realtà di grandi dimensioni.
In generale, i dati mostrano un aspetto condiviso da tutti gli enti del Terzo Settore: la continuità organizzativa e la tutela della reputazione sono valori irrinunciabili. Investire nella gestione dei rischi, sviluppando competenze e strumenti adeguati, è fondamentale per garantire la sostenibilità del settore. Comprendere le minacce, affrontarle e prevenirne le conseguenze significa non solo proteggere le organizzazioni, ma anche il contributo indispensabile che offrono alla società. 
Il futuro del Terzo Settore passa anche attraverso la capacità di anticipare e gestire l’incertezza.

 

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