Capitale umano nel Terzo Settore: attrazione, formazione e professionalità
Capitale umano nel Terzo Settore: attrazione, formazione e professionalità

La professionalizzazione del Terzo Settore rappresenta una delle principali sfide emerse dalla recente riforma. È un obiettivo cruciale per qualificare l’offerta di servizi degli enti del Terzo Settore, migliorando il loro rapporto con il mercato privato e la pubblica amministrazione. Questo processo è fondamentale anche per attrarre risorse umane qualificate, capaci di affrontare le nuove sfide sociali e di mercato.
Attualmente, il macrosettore non profit conta quasi 900.000 dipendenti, con una crescita annua del 2% negli ultimi cinque anni. Tra gli enti iscritti al RUNTS, si stimano circa 530.000 lavoratori dipendenti. Tuttavia, il settore è caratterizzato da una popolazione lavorativa che invecchia e da una quota di giovani lavoratori inferiore alla media nazionale: solo il 12,8% sotto i 30 anni, contro il 16,8% delle imprese private.
Gli ostacoli non mancano: il 49,7% degli enti considera la difficoltà a reclutare giovani e gestire il ricambio generazionale un limite importante. Altre criticità riguardano la carenza di competenze professionali, il 28,1%, e la bassa capacità manageriale, il 18,1%. A questo si aggiunge un livello retributivo inferiore rispetto al mercato for profit, soprattutto per le figure specializzate come operatori sociosanitari e manager.
Nelle imprese sociali, il 20,8% degli enti considera le retribuzioni un fattore di competizione critico.
Una risposta significativa è arrivata dalla crescita del welfare aziendale. Gli enti del Terzo Settore più strutturati offrono sempre più spesso vantaggi che migliorano l’equilibrio tra vita lavorativa e personale, andando oltre la retribuzione. Tuttavia, il rafforzamento professionale richiede anche percorsi di formazione e opportunità di crescita. Programmi di training continuo e la creazione di percorsi di carriera riconosciuti sono decisivi per attrarre e valorizzare i talenti.
Due aspetti richiedono particolare attenzione: da un lato, la frammentazione del settore, con migliaia di enti di piccole dimensioni che faticano a organizzarsi per offrire carriere strutturate. Dall’altro, la necessità di un’offerta universitaria più ampia. Gli enti necessitano di competenze avanzate in governance, fiscalità, comunicazione e gestione progettuale. Anche se l’interesse per questi temi cresce, i corsi restano concentrati al Centro-Nord e poco coordinati con le esigenze del settore.
Il percorso per una piena professionalizzazione è lungo ma fondamentale. Creare una sinergia tra enti e università, sviluppare modelli manageriali innovativi e sostenibili e migliorare le condizioni lavorative sono passi cruciali. Solo così il Terzo Settore potrà affrontare le sfide del futuro, continuando a essere un pilastro fondamentale della società.