03 aprile 2024 in Stabilità

Avv. F. Scalvini | Volontariato di competenza

di
Avv. Felice Scalvini
Gruppo di volontari
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Questo interessante articolo, che rimanda al Convegno “Volontariato e Volontariati” che si è tenuto a marzo nell’ambito della celebrazione di Trento, capitale europea del volontariato, riporta tematiche attuali e innovative, calando l’attività di volontariato in una dimensione che si intreccia con i diversi aspetti della vita, da quello della formazione individuale, a quello del lavoro, al tempo libero, con particolare riferimento al coinvolgimento dei giovani in prima linea.

Trento è stata la sede il 1° marzo scorso di un convegno dal tema suggestivo e quanto mai attuale: “Volontariato e Volontariati”. La numerosa presenza di studiosi e protagonisti di prima linea, convenuti da tutta Italia, ha mostrato quanto il tema fosse azzeccato. Cinquant’anni di storia, le cui origini sono state ripercorse nella relazione introduttiva – ultima fatica del prof. Carlo Borzaga, la cui lucidità e umanità molto ci mancheranno – e in quella di Renato Frisanco, ci hanno consegnato un fenomeno che è andato consolidandosi e al tempo stesso articolandosi in forma plurale, in consonanza con le complesse trasformazioni sociali, culturali e istituzionali nel frattempo intervenute. Le relazioni che si sono succedute, a partire da quella di Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, hanno poi offerto uno spaccato quanto mai vivace e attuale di come il volontariato odierno presenti elementi di continuità, ma anche di novità rispetto a quello che è stato alle origini del fenomeno e ne ha promosso l’organizzazione e l’istituzionalizzazione.

 

Volendo proporre una sintesi, si può dire che le esperienze di volontariato nel terzo decennio degli anni 2.000 paiono intrecciarsi in modo diverso con dinamiche esistenziali e progetti di vita individuali e collettivi, soprattutto perché le persone vivono vite diverse da quelle di cinquant’anni fa. L’attività di volontariato rappresenta sempre meno una delle canne d’organo verticali, accanto al lavoro, alla famiglia e a qualche altro interesse specifico, secondo le quali si strutturavano un tempo le vite delle persone. Questo semplicemente perché più che a canne d’organo tendenzialmente costanti nel tempo, oggi i percorsi di vita sono meglio rappresentabili come stratificazioni progressive di diverse fasi esistenziali, spesso anche molto diverse tra loro e frutto di amalgame di interessi, esperienze, scelte, combinate in modo diverso in ogni fase. Fuor di metafora, lo spazio vitale del volontariato è diverso nella vita delle persone a seconda delle fasi che stanno attraversando, e in ogni fase si combina in modo diverso con le altre esigenze e scelte esistenziali.

 

Per questi motivi il plurale “volontariati” si attaglia non soltanto alle diverse forme con cui l’azione volontaria si esprime nell’ambito sociale, ma anche alle diversità di interpretazioni e spazi leggibili nei corsi di vita delle singole persone, determinando anche una varietà di intrecci con le altre dimensioni esistenziali. Si possono quindi avere fasi in cui il volontariato risulta godere di uno spazio esistenziale più esteso ed altre durante le quali si restringe; fasi in cui si combina o con esperienze di apprendimento o di lavoro e fasi in cui rappresenta uno spazio personale alternativo rispetto ad altre attività.

 

In questa chiave è naturale che assuma una nuova prospettiva il così detto “volontariato di competenza”, vale a dire quella dimensione che intreccia l’attività volontaria individuale coi saperi professionali attraverso essa acquisibili. Oppure spendibili, perché già nel patrimonio della persona. Ciò che si rileva è un intreccio maggiore tra la dimensione volontaria e quella lavorativa, con dinamiche che possono variare nel corso degli anni e portare a combinazioni di tempi e di saperi sempre nuove. Una prospettiva da approfondire perché può offrire inedite, ma certo anche molto interessanti prospettive di crescita personale, soprattutto ai giovani.